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mercoledì 17 aprile 2024

Il nostro calcio: Rossano Falciani, la Boschese


 

Il calcio a 360 gradi: Rossano Falciani è questo, perchè è stato calciatore, dirigente, direttore sportivo, allenatore, ora è presidente. Qualsiasi cosa che si possa fare nel calcio lui l'ha fatta e a Bosco Marengo se dici Boschese, dici Rossano Falciani.

Sono quello che è rimasto alla Boschese per il maggior numero di anni. Dei vecchi non è rimasto più nessuno. Io è da quando ero ragazzino, avevo 17 anni, che giro nella Boschese, magari me ne sono saltuariamente allontanato per qualche momento ma poi sono sempre tornato. A Bosco mi sono addirittura sposato, proprio in nome di questo rapporto con la squadra. Devo tutto alla Boschese e sono innamorato della Boschese!

Tu devi tutto alla Boschese ma penso che anche la Boschese debba molto a te.

Penso di sì, perchè sinceramente fare quello che faccio, oggi non è poi così facile. Da solo, con pochi indispensabili collaboratori. Lavoro ce n'è tanto ed è dura.

Tra l'altro il nome di Falciani, nel calcio, non si limita a Rossano: la vostra è una vera e propria dinastia di calciatori.

Attualmente con la maglia biancoverde ci giocano i miei nipoti e in passato ci ha giocato anche mio fratello, ottimo giocatore che ha indossato maglie importanti. Forse proprio grazie ai miei nipoti, che quando si sciolse il Fresonara nel 2017-18 vennero a Bosco portando altri ragazzi, la storia della Boschese non si è chiusa definitivamente: il loro arrivo fu provvidenziale.

Quanto è difficile fare il presidente di una società dilettantistica?

Tantissimi problemi. In primis economici ma anche organizzativi, difficoltà di gestione del settore giovanile, nei rapporti a volte con i genitori. Bisogna dedicare mille energie a questo impegno.

Uno sfogo però di cui non puoi fare a meno.

Assolutamente no! Mi trovo bene, mi sento più giovane. Stare in mezzo ai giovani fa sentire giovani! Spero di continuare ancora a lungo. Sempre alla Boschese, ovviamente!

Quante difficoltà nuove sono nate nella gestione di una società in questo tuo percorso?

E' cambiato tutto. Non rilevo più l'entusiasmo che avevamo noi: non vedevamo l'ora di essere sul campo per inseguire quel benedetto pallone. Io sposerò sempre il calcio di una volta rispetto a quello di adesso. Una volta bastava come stimolo una tuta, un borsone di una società, oggi diventa forse prioritario un riconoscimento economico.

Avete messo in piedi anche un buon settore giovanile.

Abbiamo un'Under 18 Regionale, un buon gruppo, molto utile anche per la prima squadra.

L'impegno economico, al di là di qualche piccolo rimborso ai giocatori, è gravoso...

Certo: lavare le maglie, acqua, luce, riscaldamento... e per fortuna che il Comune ci ha messo a disposizione un ottimo impianto sportivo, grazie al sindaco Gianfranco Gazzaniga, innamorato di calcio, mister dell'Under 18, che sta frequentando il corso Uefa per allenatori organizzato dall'AIAC.

E il paese segue?

Poco, purtroppo. Ricordo un passato con centinaia e centinaia di persone al campo alla domenica...

Progetti per il futuro.

Il mio sogno sarebbe quello di riportare la Boschese dove era una volta, in campionati importanti. Ora mancano le risorse, occorre avere giocatori importanti. Oggi mi accontento di questo campionato di Seconda Categoria vissuto ai limiti della zona play-off, senza i patemi dello scorso anno quando ci salvammo all'ultimo respiro.

Se penso alla Boschese degli anni '80, oltre a quello di Falciani, ricordo nomi importanti: Boscolo, Verza, Borella...

...e poi Sciacca, Cerutti, Cizek, Corradin, Marchetti... ma soprattutto c'era entusiasmo. Eravamo attrezzati, in tanti. Ora Busatto, Migliaccio, Barco e poco più... Nel 1982 siamo arrivati a un passo dalla Serie D. Forse allora la società non se l'è sentita di fare il passo... E' il mio grande, enorme rammarico.

(Palla al Triso)  

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